La Parola della festa: “Credere”

Nel Vangelo di oggi, quinta domenica di Quaresima, Gesù si trova davanti alla morte di un suo amico, Lazzaro, e non può trattenere le lacrime e piange. Che bello pensare che anche Dio ha bisogno di una famiglia. Che bello fare della nostra vita una piccola Betania! Chi sa se Gesù sta volentieri nel mio cuore, accanto a me.

Alcuni notano l’amore di Gesù per Lazzaro, la sua compassione, il suo pianto. Altri, cinicamente, obiettano: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”. Anche le due sorelle non è che trattino meglio Gesù: “Signore, se tu fossi stato con qui, mio fratello non sarebbe morto!”. È come se gli avessero detto: “Se tu sai tutto, o sapevi che Lazzaro era ammalato, perché non sei venuto prima?”. Quante volte noi ci lamentiamo col Signore, che poteva evitarci quel dolore, e così via, quasi pretendendo di insegnare a Lui come deve fare!

Comunque, Gesù pronuncia sempre parole di conforto e di speranza e spiega bene a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo!”. Anche noi rispondiamo così?

Gesù, allora, chiama a voce alta l’amico: “Lazzaro, vieni fuori”. E Lazzaro si rianima. Ho detto “rianimazione”, perché Gesù non l’ha fatto risorgere, cioè non l’ha introdotto nella vita eterna, ma lo ha riportato alla vita fisica, in cui è tornato a vivere come prima.

Tutto quello che Gesù ha fatto e detto è perché noi crediamo in Lui. Ogni volta che leggiamo o ascoltiamo il Vangelo, la nostra fede, il nostro amore per Gesù cresce o è sempre lo stesso? “Liberatelo e lasciatelo andare”, conclude Gesù, cioè scioglietegli tutte le bende che gli impediscono di camminare e vivere. Può darsi che debba dirlo anche a noi, che siamo impigliati ancora in tante bende di peccato e di abitudini, che ci impediscono di camminare verso il Signore, di correre spediti sulla via del bene.

 don Lio de Angelis

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