Diamo un’occhiata alla nostra fede?

Siamo di fronte ormai ad un clima culturale e sociale disincantato, fuori dei binari. I giovani e gli adulti non solo non ascoltano ciò che loro viene suggerito dai sacerdoti ed educatori, ma seguono strade di coscienza molto personali e molto libere. Siamo di fronte ad una condizione di abbandono della fede. Il fenomeno è molto più grave e vasto di quanto sembri: non si tratta più di “inadempienze”, cioè non fare delle cose, ma di semplice abbandono dalle coscienze della presenza di Dio. Per troppi la fede è a brandelli, senza un riferimento preciso. Per altri è un “vaghissimo riferimento a un Supremo, a qualcosa che sta fuori di noi, non si sa neppur dove e chi sia”.

La religiosità è un fatto privato, un “optional” senza preciso significato. Ognuno, nella propria ricerca, può porsi anche delle domande, ma ne cerca le risposte dove gli fa più comodo e le chiede a chi è più vicino alle sue idee. Sono frequenti oggi le religiosità esoteriche (fanno fine!), quelle che ti mettono qualche forte emozione, o quelle dell’amico o dell’amica, senza approfondirle troppo. Da anni i preti  tentano tutto e cercano di “ricominciare da capo”, ma chi sente non ascolta, chi guarda non vede, chi può non viene. C’è troppo “personalismo”: conto io e gli altri se mi piace e mi conviene!

Per troppi, e “dico cristiani”, quando parlano i vescovi, il papa, i preti o altri, non fa differenza: sono persone come le altre che esprimono il loro punto di vista, la loro tesi: i più volenterosi l’ascoltano e la discutono, gli ostili la rifiutano perché sono parole di “uomini come loro”. Arrovellarsi per trasmettere e rendere credibile e accettabile il messaggio, non nostro, ma di Gesù, sembra ormai un lavoro inutile. Pare che non si accetti più l’autorità e chi esprime la verità.

Tutto è diventato “materia”: dalla produzione ai consumi, dai corpi al loro benessere, dalla scienza alle sue applicazioni. Non c’è più spazio per lo “spirito”, la riflessione che pone domande al di là di ciò che si vede e si tocca.

Tutto questo è detto non perché ci mettiamo le mani nei capelli, perché ci scoraggiamo, ma è proprio perché quei cristiani “di buona volontà”, sappiano reagire a tutto questo e, superando l’idea che l’uomo è “onnipotente”, si pongano le vere domande del perché della nostra vita, del mondo, dell’origine e della fine di ogni cosa, del bene e del male, della felicità e del dolore. Né la scienza né la filosofia possono dare una risposta adeguata a queste domande. La Chiesa, cerca di accompagnare “chi vuole”, alla scoperta del volto di Dio ed aiutare a scoprire o riscoprire in Lui solo tutte le risposte della vita.

Anche perché, per nostra fortuna, il nostro Dio veglia sulle sorti del mondo e si dà sempre da fare, anche se non sappiamo quando e come, “sempre se noi lo vogliamo”, perché i suoi figli arrivino alla verità che in definitiva è sempre e solo Lui.

don Lio

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