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Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo eletto di Torino

L’arcivescovo eletto della diocesi di Torino è monsignor Cesare Nosiglia, che succederà all’attuale arcivescovo, cardinal Severino Poletto, dimissionario per raggiunti limiti di età dal maggio 2008 e giunto al termine del mandato ricevuto dalla Santa Sede di restare in carica ancora fino a quest’anno. Nato a Rossiglione in provincia di Genova, diocesi di Acqui Terme, nel 1944, ordinato prete nel giugno 1968, il giovane don Cesare fu collaboratore estivo nella parrocchia di Santena in quell’anno, da prete novello. Dopo gli studi accademici svolti a Roma, ha ricoperto diversi incarichi presso la Conferenza Episcopale Italiana ed è stato ordinato vescovo nel 1991. Ausiliare prima e vicegerente poi presso la diocesi di Roma, è stato nominato vescovo di Vicenza nel 2003. Si è occupato per molti anni di catechesi ed educazione cattolica. Ora arriva a Torino.

Nella sua prima intervista, pubblicata sul settimanale diocesano torinese «La Voce del Popolo» e anche sul sito www.diocesi.torino.it, monsignor Nosiglia ha rivolto un ampio pensiero alla realtà giovanile: «Tante volte, nelle scuole superiori, mi capita di confrontarmi con i ragazzi. E prima di tutto scopro che non sono affatto annoiati e indifferenti ma attenti e interessati, pronti anche a mettersi in discussione. Certo, si parla di tutto: aborto, bioetica, problemi della Chiesa-istituzione. Ma poi si arriva al cuore del tema religioso: cioè a se stessi, al senso della vita. E si capisce che i giovani hanno bisogno di fondamenta. Cercano risposte, vogliono un confronto vero e serio con il mondo adulto. Ma si aspettano, giustamente, il confronto con persone libere, autentiche, responsabili, capaci di ‘provocarli’ a interrogarsi. E ringraziano prima per le cose che dico perché sono lì con loro, a confrontarci insieme. Con i giovani, bisogna ‘esserci’».

Accogliamo con speranza, preghiera e fiducia il nuovo arcivescovo, ringraziando per il passato e il presente e auspicando un cammino ricco di consolazione sulle vie che il Signore vorrà tracciare. E guardiamo al futuro con apertura e disponibilità, come Chiesa che cerca di porsi al fianco degli uomini e delle donne di questo tempo. Come ha affermato lo stesso monsignor Nosiglia: «Dobbiamo riuscire a non appiattirci, a trovare i modi giusti per essere in sintonia. Oggi forse bisognerebbe dire ‘restare connessi’… Anche le nostre liturgie devono far cogliere la profondità del mistero, quello stesso che a Torino è raffigurato nella Sindone. È la nostra fede che deve ‘uscire fuori’, perché la Chiesa sia davvero convincente».

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