Scuole pubbliche e paritarie: diritto all’educazione da parte di chi?

ingresso scuolaSi è svolto ieri a Bologna il referendum sul finanziamento alle scuole paritarie dell’infanzia, da molti ribattezzato come il “referendum per una scuola pubblica e di tutti” e che da molti viene invocato anche per altre realtà e addirittura su scala nazionale. Molte cose sono state dette in questi giorni, molte sbagliate, molte inesatte, alcune giuste ma parziali e infine molte taciute perchè poco corrette politicamente.

Una su tutte mi interessa chiarire: il concetto di libertà di educazione. Quando ne sentiamo, parlare spesso viene interpretata come un diritto di cui deve godere ogni bambino ad una istruzione di qualità e che non possa essere tacciata di classismo o ghettizzazione. Quindi se una famiglia non ha le possibilità economiche per far frequentare al proprio figlio una scuola parificata, quel bambino si vedrà negato un diritto ed ecco che la scuola paritaria sarà allora solo per una ristretta cerchia di utenti. Nella scuola pubblica invece il bambino di qualsiasi condizione economica non ha restrizioni di accesso e viene quindi riconosciuto ogni suo diritto. Posto così il ragionamento non fa una grinza.

Il problema è che, quando parliamo di libertà di educazione, non dobbiamo dimenticarci che se ne parla in riferimento ad un diritto dei genitori! Se un padre ed una madre desiderano impartire un’educazione cattolica ai propri figli, allora hanno il diritto costituzionale a vedersi riconosciuto e reso possibile tale diritto e quindi devono poter trovare un aiuto da parte dello Stato per poter accedere a tale diritto. Posta così, la questione si ribalta totalmente: infatti, due genitori intenzionati a dare un’educazione cattolica alla propria prole e non in condizioni economiche per farlo e avendo quindi la sola possibilità della scuola statale, vedrebbero negato il loro diritto sancito dall’articolo 31 della Costituzione di provvedere all’istruzione ed educazione dei figli (compresa quindi una educazione cattolica).

C’è molto da riflettere su quanto tutto ciò significa e implica.

Andrea Musso

Lascia un commento