La persona omosessuale non è un nemico

gesu_agnelloVorrei sfatare l’opinione comune secondo la quale la Chiesa cattolica avversa gli omosessuali e nega la loro sensibilità sessuale. La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale. Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri. La Chiesa manifesta il prendersi cura della persona umana da parte di Dio, proprio quando rifiuta di considerarla puramente come un «eterosessuale» o un «omosessuale» e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna.

Già nella «Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale» del 29 dicembre 1975, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva esplicitamente trattato tale questione. In essa si sottolineava il dovere di cercare di comprendere la condizione omosessuale, e si osservava come la colpevolezza degli atti omosessuali dovesse essere giudicata con prudenza. Nello stesso tempo la Congregazione teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali. Questi ultimi venivano descritti come atti che vengono privati della loro finalità essenziale e indispensabile, come «intrinsecamente disordinati» e tali che non possono essere approvati in nessun caso (cf. n. 8, par. 4). Ma un conto è la condanna di un comportamento, un altro conto è la salvaguardia della persona e della sua dignità.

 

La prospettiva biblica

La Bibbia stessa offre contributi sul tema dell’omosessualità. La teologia della creazione, presente nel libro della Genesi, fornisce il punto di vista fondamentale per la comprensione adeguata dei problemi posti dall’omosessualità. Dio, nella sua infinita sapienza e nel suo amore onnipotente, chiama all’esistenza tutta la realtà, quale riflesso della sua bontà. Egli crea a sua immagine e somiglianza l’uomo, come maschio e femmina. Gli esseri umani perciò sono creature di Dio, chiamate a rispecchiare, nella complementarietà dei sessi, l’interiore unità del Creatore. Essi realizzano questo compito in modo singolare, quando cooperano con lui nella trasmissione della vita, mediante la reciproca donazione sponsale.

Il cap. 3 della Genesi mostra come questa verità sulla persona umana quale immagine di Dio sia stata oscurata dal peccato originale, cui segue una perdita della consapevolezza del carattere di alleanza che le persone umane avevano con Dio e fra di loro. Il significato sponsale del corpo umano si deteriora progressivamente e viene condannato nella storia degli uomini di Sodoma (cf. Gen 19, 1-11), così nel libro del Levitico (Lv 18,22 e 20,13).

Sullo sfondo di questa legislazione teocratica, nel Nuovo Testamento San Paolo sviluppa una prospettiva protesa alla vita eterna e guarda alla fruizione della corporeità umana come finalizzata a questo scopo: chi la stravolge colpevolmente e coscientemente, non entrerà nel regno di Dio (cf. 1 Cor 6,9; Rom 1,18-32; 1Tim 1, 10).

 

Alcune conseguenze di questa prospettiva

Scegliere un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale. L’attività omosessuale non esprime un’unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l’essenza stessa della vita cristiana. Ciò non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e non facciano dono di se stesse, ma quando si impegnano in un’attività omosessuale esse rafforzano al loro interno una inclinazione sessuale disordinata, perché finalizzata solo alla realizzazione del piacere.

Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio. Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico. Ciò non significa tuttavia – e deve essere ben chiaro! – che la persona omosessuale sia in qualche modo condannata dalla Chiesa. Secondo la precisa volontà divina, la Chiesa ama ogni persona, con le proprie tendenze e aspirazioni, ma indica la via verso la sua realizzazione, suggerendo quanto ostacola questa stessa realizzazione. Non sarà mai superfluo ribadire: un conto è la persona dell’omosessuale, un altro conto è l’atto omosessuale.

 

urlareLa situazione odierna

La questione dell’omosessualità e del giudizio etico sugli atti omosessuali è divenuto sempre più oggetto di pubblico dibattito, anche in ambienti cattolici. Oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla a legittimare gli atti omosessuali. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione. Tale atteggiamento manifesta, anche se non in modo del tutto cosciente, un’ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo.

Certamente va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione morale omosessuale non sia disordinata.

Circa la libertà che sta alla base della tendenza omosessuale, alcuni sostengono che la persona omosessuale non ha alternative, ma è costretta a comportarsi in modo omosessuale. Di conseguenza si afferma che essa agirebbe in questi casi senza colpa, non essendo veramente libera. Ora, certamente questo può essere vero in qualche caso specifico, per ragioni diverse e complesse. Ma la saggia tradizione morale della Chiesa mette in guardia dalle generalizzazioni a partire dai casi singoli. È presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione. A ogni persona dev’essere riconosciuta quella libertà fondamentale di scelta che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità.

 

Gesù abbraccioChe fare, dunque?

Che cosa deve fare dunque una persona omosessuale, che cerca di seguire il Signore? Sostanzialmente, essendo chiamata a realizzare la volontà di Dio nella propria vita, come ciascuno, dovrà unire ogni sofferenza e difficoltà che possa sperimentare, a motivo della sua condizione, al sacrificio della croce del Signore. Per il credente, la croce è un sacrificio fruttuoso, poiché da quella morte provengono la vita e la redenzione. Anche se ogni invito a portare la croce o a intendere in tal modo la sofferenza del cristiano sarà prevedibilmente deriso da qualcuno, si dovrebbe ricordare che questa è la via della salvezza per tutti coloro che sono seguaci di Cristo: «Non potete appartenere a Cristo senza crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri» (Gal 5,22.24).

Tuttavia facilmente questo invito viene male interpretato, se è considerato solo come un inutile sforzo di auto-rinnegamento. La croce è sì un rinnegamento di sé, ma nell’abbandono alla volontà di quel Dio che dalla morte trae fuori la vita e abilita coloro, che pongono in Lui la loro fiducia, a praticare la virtù invece del vizio.

Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. Se si dedicano con assiduità a comprendere la natura della chiamata personale di Dio nei loro confronti, esse saranno in grado di celebrare più fedelmente il sacramento della Penitenza, e di ricevere la grazia del Signore, in esso così generosamente offerta, per potersi convertire più pienamente alla sua sequela.

don Mauro Grosso
(estratto da «Lettera ai vescovi della chiesa cattolica
sulla cura pastorale delle persone omosessuali», 1986)

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