La Parola della festa: “Agnello di Dio”

Anche in questa seconda domenica del Tempo ordinario, Giovanni il Battista ci aiuta a capire e conoscere meglio Gesù. L’aveva battezzato e gli era rimasta impressa la scena, anche se dico: «Io non lo conoscevo», perché lo conosceva  solo come  cugino, come un bravo ebreo, ma non come Messia e Figlio di Dio. Un  bel giorno lo rivede e capisce subito: «È Lui! È Lui l’Atteso!», e lo addìta a tutti con tanta gioia:  «Ecco l’Agnello di Dio, Colui  che toglie il peccato del mondo».

La figura dell’agnello è il simbolo dell’innocente, che non può fare del male ad alcuno, ma solo riceverlo. Ricorda l’agnello pasquale, il cui sangue fu segno di salvezza dallo sterminio nella notte dell’esodo dall’Egitto; evoca, inoltre, l’immagine del Servo sofferente e silenzioso, cioè Gesù, che portava il peccato della moltitudine; infine rimanda al sacrificio di Abramo, nel quale Isacco fu risparmiato e Dio stesso provvide all’agnello per il sacrificio: non l’unigenito figlio di Abramo, ma l’unigenito Figlio di Dio stesso.

Nella figura dell’agnello  è contenuta la missione di Gesù: con la sua morte libererà gli uomini dal peso del peccato, cioè rivelerà la verità più profonda: Dio ama ogni uomo e donna, fino a donare ciò che ha di più caro, suo figlio. E questo Agnello Divino viene proprio a liberarci per riportarci alla nostra primitiva condizione di figli di Dio, quindi eternamente felici e liberi da ogni male. La stessa frase la sentiamo ripetere prima della Comunione Eucaristica, per ricordarci che stiamo ricevendo proprio Colui che ci salva con il suo sangue.

E noi conosciamo bene Gesù? O ci accontentiamo di una conoscenza solo apparente, limitata, esterna, che non ha nulla a che fare con l’amore, e  pensiamo che Lui è tutto per noi, più dei genitori, dei figli e dello stesso coniuge? Nel senso non che oscuri l’amore per gli altri, anzi, è proprio il suo amore che rende più vivo, più forte, più sicuro l’amore verso gli altri. Chi sa se questa verità ci consola, ci incoraggia o ci lascia indifferenti? Chi sa se noi l’abbiamo già accolto nella nostra vita o rimandiamo sempre al domani che non arriva mai? Col rischio di mai cominciare a vivere da figli di Dio, ma essere sempre solo figli che assomigliano a qualcun altro o a qualcosa d’altro, ma non a Dio!

A me interessa conoscere Gesù? O forse mi interessa di più la telenovela o le chiacchiere o le ambizioni o conoscere la vita degli altri?

d. Lio de Angelis

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