… e sarà tre volte Natale!

Aveva ragione Lucio Dalla e, forse senza volerlo, diceva una grande verità. Il primo Natale è stato su per giù 2015 anni fa in uno sperduto paese di pastori della Giudea, desolata provincia dell’impero romano, che nessun governatore di buon senso avrebbe mai accettato di dirigere e che Roma affidò ad un re fantoccio con manie di onnipotenza. Notizie confuse, brandelli di leggenda e di storia cuciti insieme da esperti teologi ed evangelisti al servizio della verità. Incaricati da cristiani della seconda generazione di far luce sul primo Vangelo, quella prima “bella notizia” piovuta dal cielo in una epifania di luce, nel contesto di una liturgia celeste corredata da cori di angeli che tanto fa storcere il naso a noi, disincantati uomini del terzo millennio.

La seconda volta Gesù nasce ogni giorno quando la smetto di imitare il sacerdote o l’Erode, o di fare come gli indifferenti ed apatici abitanti di Betlemme e credere finalmente in una cosa tanto semplice da parere imbarazzante e così difficile da accettare per chi alza i muri dello scetticismo arrogante di un pensiero debole.  “Questo è il segno: troverete il Bambinello nel presepe”. Egli  è l’Emmanuele, cioè il Dio con noi.

Nasce Gesù quando chi “sta senza parlare per intere settimane” tenendo il broncio, riprende a guardare negli occhi colui che ha evitato accuratamente per non dovergli rivolgere il saluto. Nasce quando gli faccio posto nell’albergo del mio cuore e non costringo i suoi a emigrare. Nasce quando sono capace di stupirmi delle stelle e vedo gli angeli, ma soprattutto li ascolto mentre mi parlano di Dio. Nasce quando non faccio il difficile a credere ad un Bambino-Dio che nasce nella mangiatoia di una stalla. Nasce quando, vedendolo piccolo ed indifeso nello sguardo impaurito del povero che implora aiuto, non mi volto da un’altra parte. Quando riempio solitudini con giubilei di misericordia. Nasce quando faccio sorridere il Bambinello, raccontando una bella storia ad un anziano che mi guarda con la bava alla bocca e non ha nessuno che gli racconta più niente. E’ Natale quando sopporto con pazienza quelli che mi deludono, convinto di essere il primo a deludere gli altri che mi sopportano da sempre. Questo è il Natale di tutti i santi giorni, compresi i festivi.

Nasce, se vado fuori per le vie di Betlemme, di Torino o di Parigi a dire a tutti la mia assurda speranza in un futuro migliore in cui non crede più nessuno, anche se “la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando“. Il Bambinello nasce di nuovo, il giorno in cui non aspetto che gli altri mi facciano regali o mi portino doni, ma faccio esperienza che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

La terza volta infine sarà Natale quando lo vedrò così come egli è, nel giorno dell’incontro definitivo. Per sempre.

Fr. Ettore Moscatelli, fsf

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