Amare secondo il cuore di Dio: catechismo genitori 5° anno

Cosa significa per me “amore”, per capire come mi ama Dio e come io posso amare. È stato questo l’ambizioso obiettivo del primo incontro del percorso di catechesi per genitori del 5° anno di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, che si concluderà a ottobre 2012 con la Cresima dei ragazzi. Domenica 6 novembre i genitori del 5° anno di catechismo hanno riflettuto sull’esperienza che essi stessi hanno di amore. Esso è:

  • donare e donarsi, dare e riceve;
  • un sentimento gratuito;
  • apertura verso gli altri, disponibilità;
  • saper ascoltare, accogliere, sentirsi protetti;
  • mettere gli altri prima di noi stessi;
  • una méta da raggiungere, nei confronti di chi non sopporto;
  • accettare cosa non si condivide;
  • lo sguardo premuroso, attento, di chi c’è;
  • ciò che dà senso a tutto ciò che si fa.

Fin qui, i significati di amore espressi dai presenti all’incontro, secondo l’esperienza personale di ciascuno. Ma questo elenco, a che scopo? Per trovare una definizione “democratica”, su cui convergere? Nient’affatto.

Manifestare la fisionomia dell’amore di cui ciascuno ha esperienza è importante per poter rivelare le precomprensioni che possono ostacolare una percezione sana dell’amore di Dio e così impedirne parzialmente la possibilità di sperimentarlo in modo autentico. Chi, nella propria storia personale, avesse esperito tradimenti nell’amore, a livello più o meno consapevole considererà da quel momento in poi il tradimento come un risvolto doloroso di ogni esperienza d’amore. E non la vivrà serenamente e autenticamente per ciò che è e può essere. Ecco il perché di una indagine preliminare per analizzare cosa significa amore per ciascuno.

Ciò fatto, ecco un abbozzo di fisionomia dell’amore di Dio, quell’amore così grande che, all’interno della natura di Dio stesso, assume le caratteristiche di persona: lo Spirito Santo, terza Persona della Trinità divina, appunto. Un abbozzo del Dio che è Amore (Deus Caritas est) per natura, con i tratti di:

  • gratuità: Dio ci ama senza attendere nulla in cambio;
  • rispetto della libertà: Dio ama tanto, ma non obbliga nessuno a riamarlo, è disposto ad accettare qualsiasi rifiuto, pur di far salva la libertà delle sue creature;
  • oblatività: Dio ama dando tutto se stesso in dono, completamente, senza riserve;
  • apertura di credito: Dio ama con cuore misericordioso, cioè capace di scovare tutto il bene che si può trovare nelle sue creature, anche se esso fosse infinitesimamente piccolo;
  • presenza: Dio c’è, si rende presente, prossimo alle sue creature, le accompagna in silenzio, anche se esso lo rifiutano.

Ecco un tentativo di ritratto dell’amore di Dio, una sorta di istantanea di esso. Noi saremo capaci di amare in modo autentico, sano e sanante, liberante le nostre risorse più profonde e più autenticamente umane se saremo capaci di amare così a nostra volta. Questa fisionomia dell’amore vero, raggiungibile e sperimentabile se ripuliamo le nostre precomprensioni che possono tenercene lontano, può allora diventare “nostra”. Essa può consentirci di riconoscere la presenza di Dio nelle nostre vite e di sperimentarlo al nostro fianco, in noi più di noi stessi. E, una volta incarnata da noi e in noi, farci vivere relazioni vere ed autentiche perché partecipi di questa realtà più grande di noi e che ci scalda così tanto il cuore, ma della quale, con i nostri soli sforzi umani, non saremmo capaci.

In buona sostanza, lasciar purificare la nostra capacità di voler bene, di amare, dall’Amore di Dio, per poterlo poi dunque vivere a nostra volta ed effonderlo sugli altri, su coloro con i quali ci vogliamo bene. Senza paura per le cadute o gli scivoloni: Dio è lì pronto a tenderci la mano, come nostra guida e nostro Maestro buono, che ci rialza, ci cura sbucciature e ferite e cammina con noi. Purché lo desideriamo.

d. Mauro

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