Sei cristiano vero o cristiano ateo?

Stiamo incominciando un nuovo anno comunitario in parrocchia, con tutta la serie delle funzioni liturgiche, incontri e catechesi, e sarebbe bene che tutti, anche quelli che si dicono cristiani, ma non sono molto praticanti, riflettessero un poco su quanto il papa Paolo VI già nel 1964 aveva scritto nell’Enciclica Ecclesiam suam, sul credere o non credere.

Oggi, l’ateismo di stato dei regimi comunisti è superato, tuttavia si è diffuso un tipo di ateismo presente anche in società dove la fede cattolica è storicamente un valore indiscusso, come in Italia.

L’ateo che conosciamo, e che si dichiara tale, che forse ci abita accanto, non ha più come riferimento il comunismo staliniano, ma il materialismo che si è diffuso con il benessere. Anzi, possiamo dire che al comunismo si va sostituendo il consumismo: ambedue figli del materialismo, di una visione del mondo che vuol fare a meno di Dio.

L’uomo appartenente al ricco mondo occidentale è soggetto alla forte tentazione di rinunciare a Dio, perché il progresso scientifico sembra regalarci una vita più lunga e  difenderci meglio dalla povertà e dalle malattie. Inoltre i principi propri della religione, in nome di una falsa e comoda libertà, sono considerati troppo restrittivi e inutili.

L’ateismo di stato, quello al quale si viene educati oggi in molti stati, cerca di sostituire ai valori cristiani valori solo umani, ritenuti sufficienti per il benessere della collettività. Oggi, più che una volta, l’ateismo si fonda su principi filosofici, scientifici, sociologici o semplicemente si è fatto strada con l’illusione che l’uomo può bastare a se stesso.

Ma come mai la storia di millenni dell’umanità non ha proprio insegnato nulla a certa gente, che si crede “intelligente”? Solo perché ha studiato più di qualcun altro, non si rende conto che il materialismo, l’ateismo è una solenne panzana inventata dalla malizia umana, per non sottostare ai dettami della coscienza e per poter fare tutto quello che pare e piace nella vita, personale e sociale?

I veri credenti invece, hanno un punto di forza meraviglioso: sono consapevoli che il cristianesimo non è soltanto un limite alla libertà individuale, ma un valore che la rende sempre più grande.

Nella libera accettazione di Dio, noi cristiani ci sentiamo portatori di una certezza incalcolabile: quella della divinità di Cristo e la verità della sua Parola che è rivelazione e promessa per tutti. Non si vive solo in questo mondo e per questo mondo, ma in una prospettiva di un traguardo meraviglioso che ha la sua sede non di qua, ma nella casa del Padre!

Dobbiamo far capire ai cari fratelli atei, che la fede allarga la libertà dell’uomo, non la restringe; che l’obbedienza al Magistero della Chiesa non è costrizione, ma liberazione da falsità ingannevoli della mente umana; che il rispetto dei valori morali non vuol dire negare la modernità, il progresso, ma è difesa e riparo da egoismi e individualismi che trascurano e distruggono il bene del singolo e della collettività, e quindi rendono vano ed inutile ogni progresso materiale.

Altro che scrivere libri sui “motivi per non credere alla religione cristiana”!

Noi invece abbiamo tutte le motivazioni valide e sicure per poter credere con tranquillità a ciò che ci ha insegnato Gesù Cristo e ci insegna attraverso la Chiesa. “Chi ascolta voi, ascolta me”.

Però, per portare agli altri questo messaggio, perché il cristianesimo è una missione verso gli altri, più che la parola serve vivere con coerenza la propria fede; dialogare con chi non crede senza rinunciare alla verità e alla carità, ma senza la pretesa di imporre la propria idea, sforzandosi umilmente di renderla comprensibile a chi non la condivide… e poi, pregando molto che lo Spirito Santo illumini loro e noi, come di fatto illumina sempre tutti gli uomini di buona volontà.

don Lio

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