Quando hai un giornale per “amico”

Giochi-oratorio

Giochi in oratorio

«La Stampa» di domenica 1° febbraio racconta le conseguenze dei fenomeni di bullismo che da qualche mese accadono a Santena, ad opera di minorenni assai giovani, preadolescenti la cui età si spinge in basso fino a 12-13 anni. È una situazione nota in città e tra novembre e dicembre scorsi ha portato addirittura qualcuno a sporgere denunce alle autorità giudiziarie. È di sabato 29 gennaio la notizia che i Carabinieri della Compagnia di Chieri avrebbe provveduto alla denuncia a carico di due tredicenni. Come sempre, gli uomini dell’Arma, che sono signori, sanno di cosa parlano e lavorano con serietà (e questa non è ironia, ma il riconoscimento dei loro meriti), non hanno fatto cenno a luoghi specifici, per definire la scena dell’accaduto.

Infatti, a Santena, tra gli atti di vandalismo alle infrastrutture dell’area golenale del torrente Banna nell’estate e di nuovo in autunno, i tentativi di disturbo all’oratorio e gli schiamazzi e rumori molesti negli altri giardinetti e spazi pubblici, i teatri d’azione di quelli che «La Stampa» definisce «bulletti» e «baby-bulli» sono stati molteplici. Il problema è che, leggendo il quotidiano torinese, sembra che l’oratorio “San Luigi” sia luogo di ogni sorta di malefatta, con il povero parroco d. Nino a cercare di contrastare quasi invano l’azione di questo manipolo di ragazzotti.

Forse le cose non stanno proprio così, come è ben noto in città. Forse non solo in oratorio, questi giovanissimi hanno agito, se hanno agito. E, forse, nei confronti del ventenne «Giovanni», dalla cui famiglia sarebbero partite le denunce, la definizione di «disabile» o di portatore di «handicap» non è rispettosa e corrispondente al vero. E ancora, sia «Giovanni», sia la sua famiglia, forse ritengono l’oratorio un luogo in cui si sentono a casa e non un posto da cui guardarsi. Ma quando hai un giornale per “amico”… il “forse” è d’obbligo, perché non si capisce se si parla delle stesse persone e degli stessi luoghi.

E il problema è proprio questo: far passare l’oratorio come terra di nessuno, dove chiunque può far accadere ogni sorta di turpitudine impunemente. Mentre invece, la banda dei «bulletti» è sotto tiro almeno da settembre 2014. Con loro, generosamente – e forse persin troppo, visto come è poi stato apostrofato da un certo punto in poi, quando le regole sono diventate da rispettare senza alternative – il seminarista Cristiano Massa ha tentato un’opera di coinvolgimento per settimane: risultato, muri imbrattati nelle aule del catechismo, con bestemmie scritte dietro ai cartelloni dei bambini. E poi, adulti e il parroco affrontati con il miglior stile della sfrontatezza da piccolo boss, quando cominciavano i richiami all’ordine o l’alternativa di stare alla porta dell’oratorio. Così, a un certo punto, poiché la mano tesa e il desiderio di coinvolgerli non è più stato possibile, si è scelta la via delle maniere forti: finché non vi comportate come si deve, all’oratorio non potete entrare.

OratorioDel resto, il cortile è presidiato da telecamere di videosorveglianza a circuito chiuso ormai da anni e la presenza del bar del Circolo “San Luigi” e del gestore, Matteo De Martino, consentono all’oratorio di essere un luogo presidiato e sotto controllo. Tant’è che, all’occorrenza, non si è esitato, non solo negli ultimi mesi, ma da sempre, a richiedere l’intervento dei Carabinieri o delle forze dell’ordine. E così pure, l’oratorio è luogo di ospitalità e incontro, da tempo, per i disabili, quelli veri, del “Gruppo Vivere” o del “Centro anch’io”, con le loro attività e la loro presenza. Ed è il luogo dove tanti, anche fra i “semplici” e i “poveri di spirito” (come insegna a chiamarli il Vangelo, ma con espressioni che forse qualche giornalista, ahilui, non conosce o riconosce), trovano sempre le porte aperte e un posto dove stare nel loro tempo libero.

E l’oratorio è pure una presenza e un presidio che, in diverse occasioni, ha lanciato allarmi, ha segnalato problemi. Come nel caso in questione: già in autunno ci sono stati contatti con i servizi sociali. Perché all’oratorio e alla parrocchia non importa spostare i problemi: li vuole risolvere. Chi si comporta male e fa del male non va cacciato, ma va aiutato a cambiare. Magari anche standogli un po’ col fiato sul collo, insieme agli altri attori della scena: scuola, Carabinieri, Comune, servizi sociali…

Questa è la realtà. Questo è quello che accade a Santena e questo è il ruolo dell’oratorio e del suo bar, dei preti, della parrocchia, di coloro che al “San Luigi” vanno e vedono. A tutto questo e alle persone dei presunti «bulletti», come al presunto «disabile Giovanni», non rendono un buon servizio certi articoli di giornale. Ma tanto si sa quale aria tira quando si parla di cattolici e di Chiesa: bene o male che facciano, il gusto di fondo è sempre quello di dargli contro. Così, qualche Don Camillo che insorge è proprio necessario.

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