La cosa più importante da “fare”

In una società che sembra piena di urgenze e di emergenze, la preghiera appare essere una forma innaturale di comportamento. Senza rendercene pienamente conto, abbiamo accettato l’idea che “fare” è più importante di “pregare” e siamo giunti a pensare alla preghiera come qualcosa per i momenti in cui non vi è nulla di urgente da fare…

Un intenso sforzo umano si rende necessario perché la preghiera non è la nostra risposta più naturale al mondo. Lasciati ai nostri impulsi, vorremo sempre fare qualcosa d’altro anziché pregare. Spesso quello che vogliamo fare sembra così indiscutibilmente buono – istituire un nuovo programma di educazione religiosa, servire a una mensa, ascoltare i problemi della gente, visitare i malati, programmare la liturgia, lavorare con i prigionieri o con i malati mentali – che è difficile rendersi conto che anche queste cose possono essere fatte con impazienza e diventare così segni dei nostri bisogni anziché della compassione di Dio.

La preghiera è dunque per molti aspetti il criterio della vita cristiana. La preghiera richiede che stiamo alla presenza di Dio con le mani aperte, nudi e vulnerabili, proclamando a noi stessi e agli altri che senza Dio non possiamo fare nulla. Questo è difficile in un clima nel quale il consiglio predominante è: «Fa’ del tuo meglio e Dio farà il resto».

Quando la vita è divisa tra “il nostro meglio” e “il resto di Dio”, abbiamo fatto della preghiera l’ultima risorsa, da usare soltanto quanto tutte le altre risorse sono esaurite. Allora anche il Signore diventa vittima della nostra impazienza.

Discepolato non significa ricorrere a Dio quando non riusciamo più a funzionare da soli; al contrario, significa riconoscere che non possiamo fare nulla del tutto, ma che Dio può fare ogni cosa attraverso di noi. Come discepoli, troviamo non soltanto un po’ di forza, ma tutta la nostra forza, la nostra speranza, il nostro coraggio e la nostra fiducia in Dio.

La preghiera dev’essere quindi la nostra prima preoccupazione.

(Tratto da: Henry Nouwen, Compassion)

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