Il dialogo, stile del servizio

Lo stile proprio del servizio è il dialogo, quel linguaggio dell’amore, in cui l’amore stesso si manifesta come attenzione e disponibilità agli altri. La fatica di amare si riflette perciò inevitabilmente nelle resistenze e nei rischi propri del dialogo.

Come la gratuità dell’amore viene inaridita dalla possessività, così il dialogo non esiste realmente lì dove non sia suscitato da un’iniziativa gratuita, libera dal calcolo. Nulla si oppone di più all’autenticità del dialogo che la strategia o il tatticismo: dove il dialogo è strumento per dominare l’altro o per usarlo ai propri fini, lì cessa di esistere.

Il dialogo ha la dignità del fine e non del mezzo: esso vive di gratuità e si propone come un’offerta di incontro che sgorga dalla gioia di amare. Per dialogare veramente è, poi, necessario unire alla gratuità l’accoglienza dell’altro: il dialogo non si sviluppa lì dove la dignità dell’altro non è rispettata e accolta. Il dialogo ha bisogno dello scambio, in cui il dare e il ricevere sono misurati dalla gratuità e dall’accoglienza di ciascuno dei due. La massificazione – che ignora l’originalità dell’altro – esclude ogni dialogo, e quindi ogni autentico atteggiamento di servizio.

Chi pensa di non aver bisogno degli altri resterà nella solitudine di una vita senza amore. Chi si mette alla scuola dell’altro e si fa servo per amore, offrendo se stesso in dono, costruisce legami di pace e fa crescere intorno a sé la comunione.

Anche nel Dio tre volte santo il Padre è eterna gratuità e il Figlio eterna accoglienza: l’eterno Amato davanti all’eterno Amante ci insegna come anche il ricevere sia divino! Veramente la gratitudine di chi si lascia amare è essenziale all’amore, almeno quanto la gratuità che ne è la sorgente.

(Tratto da: CEI, Lettera ai cercatori di Dio, 2009)

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