Benedetto XVI a Madrid alla GMG: «Giovani, il Signore vi vuole bene e vi chiama suoi amici!»

Benedetto XVI a Cuatro Vientos, 21 agosto 2011

Confermati nella fede e nella certezza che Gesù vuole loro bene e li considera suoi amici: come tutti gli altri giovani del mondo radunati a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù (“JMJ”, “jota me jota”, in spagnolo), i 30 santenesi che hanno partecipato al grande raduno spagnolo sono tornati confortati dalle parole di Papa Benedetto XVI. Ed entusiasti dell’esperienza vissuta.

È una grande soddisfazione leggere commenti in Internet, sui social network e nei blog, così come ascoltare le parole di genitori che dicono: «Mio figlio, mia figlia è tornata entusiasta!». Certo, perché i commenti dei ragazzi si sentivano, per strada, sui bus, nella metro, quasi sempre con le parole implicite dell’allegria, dei canti, dei battimani; e anche si sentivano implicite nel silenzio della preghiera, quel silenzio stupefacente e meravigliato che ha accompagnato, in un modo tutto speciale, l’adorazione eucaristica nella notte burrascosa di temporale della spianata dell’aeroporto militare di Cuatro Vientos. Baccano e silenzio eloquenti, in Spagna. Ma confermati esplicitamente da chi è rimasto a casa e ora raccoglie racconti, sensazioni, scampoli di un’esperienza per certi versi ancora inesprimibile, come tutte le esperienze forti e belle.

Noi adulti abbiamo tutto da imparare dai ragazzi. Anch’essi colgono le imperfezioni dell’organizzazione, il fastidio per il caldo e la polvere, l’insofferenza per le attese e le calche, ma… sanno passare oltre, sanno guardare all’essenziale, quando si impegnano, quando non si perdono dietro alla mentalità mondana, e sanno far prevalere il bello e il buono sulla fatica e il disagio. È questa la differenza tra l’adulto e il giovane: l’adulto conserva il negativo, il giovane si entusiasma del positivoe lascia cadere il resto. Miracoli dell’uomo che cambia, non sempre in meglio… Per questo noi adulti abbiamo da imparare dai giovani. E proprio ai giovani, ai loro cuori, ha parlato un anziano Papa, che forse è tale solo anagraficamente. Un Papa che nonostante la scorza dei pregiudizi ha saputo toccare i cuori di quasi due milioni di ragazzi e ragazze.

Santenesi alla GMG con l'Arcivescovo Nosiglia

«La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso – ha affermato Benedetto XVI nell’omelia della Messa domenicale a Cuatro Vientos –. Così, la domanda “Ma voi, chi dite che io sia?”, in fondo sta provocando i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la intimità con Lui.

E ha proseguito: «Cari giovani, anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa domanda che fece agli apostoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Rispondetegli con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la tua vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona». Parole forti, parole inequivocabili. Parole per un cuore giovane, che guarda al bello e non si lascia impaurire dai timori, dai “se” e dai “ma”.

In ascolto in uno degli incontri un po' "speciali"...

Parole chiare, senza mezzi termini, anche sulle questioni più delicate: «Però permettetemi anche che vi ricordi che seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa – ha proseguito il Papa –. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare “per conto suo” o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui». E ancora: «Da questa amicizia con Gesù nascerà anche la spinta che conduce a dare testimonianza della fede negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza. Non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri. Quindi, non conservate Cristo per voi stessi! Comunicate agli altri la gioia della vostra fede. Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede».

Che sia davvero così! Che i giovani della Gmg madrilena possano coinvolgere i loro amici e tanti altri, adulti compresi, nell’accogliere e vivere le indicazioni del Papa. Affinché crescano adulti che sanno mettere a disposizione degli altri se stessi, le loro capacità, il loro tempo. Come hanno fatto Tommi Mosso e Daniele Maggio, che hanno rinunciato a buona parte delle loro ferie per accompagnare l’allegra brigata in terra iberica. Come le loro famiglie, che hanno acconsentito. A dire che non è vero che “non c’è tempo”, che “ci sono tante cose da fare”… Dipende. Dipende da quali cose si scelgono. Dipende dalla nostra testimonianza, dalla nostra disponibilità. Cari giovani, guardatevi intorno: e “copiate” cosa vale la pena. Nel nome di Gesù, da duemila anni, schiere di cristiani hanno cambiato il mondo in questo modo. Non è ora di tirarci indietro. Anche se costa, anche se commettiamo degli errori. L’amore, quello vero, salva.

d. Mauro

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